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Omino Na Utente maturo


Registrato: 27/12/03 12:27 Messaggi: 1321 Residenza: Seriate (BG)
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Inviato: Gio Mar 16, 2006 10:02 pm Oggetto: L'interrogativo più affascinante [lungo, ma affascinante!:)] |
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Condivido con voi questa fugace riflessione. Se risulterà troppo lunga, me ne scuso, ma credo valga comunque la pena darle un'occhiata. Il fulcro è dal secondo paragrafo in poi.
L'interrogativo che mi è sempre apparso più affascinante è quello riguardo alla quantizzazione dello spazio e del tempo. Lo spazio e il tempo sono continui o discreti come ad esempio si pensa lo sia l'energia? Esistono dei reticolati di micropixel su cui noi ci muoviamo (tali "reticolati", se accettiamo la relatività dovranno deformarsi opportunamente al variare dell'osservatore, ma non importa) oppure possiamo assumere con il nostro corpo qualsiasi posizione nel continuum delle coordinate spaziali o nel continuum del tempo? Io credo che assumere la discretezza delle coordinate spaziotemporali porti con sé un certo numero di conseguenze particolari.
Già di per sé la domanda è profondamente non banale, ma vi è un'ulteriore motivazione per cui essa mi intriga. Mi permetto di estromettermi dall'ambito prettamente fisico e di rincarare la dose con una questione dal sapore più filosofico: la questione dell'IDENTIFICAZIONE.
Poniamo dieci palline tutte uguali su un tavolo da biliardo. Fissiamo gli occhi su una pallina P all'istante t_0. Seguiamo con gli occhi il moto di tale pallina P. Dopo un certo intervallo di tempo, sotto gli occhi abbiamo la pallina Q. Come facciamo a sapere che Q=P? Cioè che la pallina che abbiamo seguito è la *STESSA* pallina dell'inizio? Magari qualcuno sta ridendo, ma la questione è tutt'altro che banale, a mio avviso. Scindiamo due casi.
CASO CONTINUO
Supponiamo che lo spaziotempo sia CONTINUO. Allora l'UNICA sensata ragione per identificare la pallina Q con la pallina P è 1) la continuità del moto (nello spaziotempo), unitamente a 2) una sorta di principio di esclusione, per cui due palline (continuo a ragionare con "palline", ma si può sostituire la parola "palline" con "punti materiali") non possono avere stesse coordinate spaziotemporali. Voglio dire: due palline non possono stare nello stesso posto nello stesso istante. Mi sembra che 1) e 2) bastino a garantire l'identificazione di una certa pallina tra le tante, e ci assicurano che in qualsiasi istante riusciremo a riconoscere la pallina P tra le tante, e sarà *SEMPRE LEI*. L'identificazione così è naturale e sensata, benché sia già fin d'ora non banale - solitamente riconosciamo un corpo per le sue fattezze, ma questo è puro lavoro della nostro intelletto e della nostra abitudine, del nostro senso comune. Ma a livello microscopico, prendendo due elettroni emessi in certe condizioni, non è mica più così facile dire qual è uno e qual è l'altro. Con 1) e 2) si preserva sensatamente il concetto di identificazione, è vero, ma siamo comunque NOI che abbiamo definito un criterio per dire ciò. Per dirla con un linguaggio più caro ai filosofi, è l'intelletto che applica una certa categoria, non possiamo pensare a un identificazione di un oggetto in sé. In un certo senso, la categoria dell'identificazione è una categoria che ci starebbe proprio bene tra le categorie di relazione kantiane. Per dirla invece in modo più fisico, la relazione "essere sulla stessa linea di universo", se supponiamo 1) e 2), è una relazione di equivalenza, e quozientando, chiamiamo ciascuna delle classi di equivalenza "pallina" (o "punto materiale").
CASO DISCRETO
Supponiamo invece che lo spaziotempo sia DISCRETO. Non ha più senso parlare di continuità del moto in senso ordinario. La relazione sopracitata non è più di equivalenza, non ha dunque più senso parlare di "pallina" nel senso detto sopra. In altre parole, non ho più alcun modo per stabilire che P=Q (essendo P e Q le palline dell'esempio iniziale). Q non è altro che UN'ALTRA pallina, legata a P solo dal fatto che il nostro senso comune (la nostra esperienza), ci ha fatto credere che esista una continuità del moto che invece non c'è. In questo caso la tastiera su cui scrivo adesso è la stessa di quella su cui scrivevo cinque minuti fa solo perché non ce n'è un'altra nei paraggi che mi faccia sorgere il dubbio - questo è volutamente iperbolico: i paradossi possono chiaramente subentrare solo per oggetti delle dimensioni confrontabili con la dimensione della "griglia discreta" che stiamo ipotizzando.
Ultimo passettino: eppure, si potrebbe obiettare, tra dieci minuti io sarò ancora io, mi identificherò ancora con me stesso, saprò di essere la stessa persona che sta scrivendo in questo momento; chiaro, ma (sempre supponendo che la realtà sia discreta) questa identificazione è di diverso tipo, più ad alto livello. A basso livello, ciascuna cellula del mio corpo non sarebbe più la stessa, ciascun elettrone non sarebbe più lo stesso, ma la loro unione continuerebbe a creare quel senso di "io" che è e ci rimane misterioso.
(Tra parentesi: credo che riderei sonoramente di me stesso per molte delle cose che ho scritto, se solo avessi studiato un po' di fisica quantistica in più.) _________________ "Se un matematico e un fisico riescono a mettersi d'accordo su una cosa è molto ma molto probabile che questa sia vera." (Wiso, da it.scienza.matematica) |
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Endless Utente adulto


Registrato: 23/12/03 18:06 Messaggi: 2905 Residenza: Bergamo (provincia)
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Inviato: Gio Mar 16, 2006 11:11 pm Oggetto: |
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Curiose queste analisi, e non stò facendo affatto dell'ironia.
Dalla piccolezza del mio cervello e dalla grossolana precisione dei miei sistemi di percezione delle realtà, mi verrebbe da alzare la mano per il primo dei due scenari ipotizzati - quello continuo appunto - anche perché, basso-filosoficamente parlando, sinceramente lo preferisco al secondo in quanto mi da una sensazione di _armonia_ (la quale è intrinsecamente propria della continuità, almeno IMHO) che posso facilmente tradurre in una comoda percezione di buona *prevedibilità* dell'ambiente che mi da l'impressione di avere un certo "controllo" su di esso...
E dal controllo (vero o presunto che sia) deriva comunque una qual certa tranquillità.
Voglio dire, seguire la pallina sul tavolo da bigliardo mentre scivola sul tappetto ad una velocità finita mi aggrada di più di quanto potrebbe fare invece il percepire il suo essere/non essere *lei stessa* in ogni istante per ogni punto della traiettoria (nessuna certezza, nessuna identità precisa!) che descrive nel passare dallo stato di fermo iniziale a quello di fermo finale.
Ma conta che a me manca sicuramente più fisica di quanto non manchi a te!  _________________
Training autogeno: in caso di stress, eseguite il movimento in figura e ripetete:
"Amo il mio lavoro! Amo il mio lavoro! Amo il mio lavoro!" |
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Omino Na Utente maturo


Registrato: 27/12/03 12:27 Messaggi: 1321 Residenza: Seriate (BG)
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Inviato: Ven Mar 17, 2006 12:02 am Oggetto: |
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Endless ha scritto: | Voglio dire, seguire la pallina sul tavolo da bigliardo mentre scivola sul tappetto ad una velocità finita mi aggrada di più di quanto potrebbe fare invece il percepire il suo essere/non essere *lei stessa* in ogni istante per ogni punto della traiettoria (nessuna certezza, nessuna identità precisa!) che descrive nel passare dallo stato di fermo iniziale a quello di fermo finale. |
Eh, ma all'atto pratico, dato che il nostro occhio non coglie spostamenti inferiori a una certa soglia, seguire una pallina vuol dire fare con il nostro occhio un certo numero di fotografie al secondo: la continuità è COMUNQUE un'approssimazione della nostra mente. Il problema è se intrinsecamente (cioè indipendentemente dagli osservatori che lo guardano, dalle menti che lo scrutano) il mondo sia continuo o no.
E dato che "seguire la traiettoria"="fare un tot di fotografie", finché sono palline, tutto chiaro, le identifichi perché "si muovono di poco", ma se invece di palline fossero mesoni che si muovono alla velocità (finita) 0.99*c? con la cippalippa che le identifichi, secondo me. Quindi devi comunque assumere /a priori/ la continuità dello spaziotempo, poiché l'osservazione non ti dice nulla al riguardo. Sbaglio?
Spero di aver capito quello che intendevi dire! _________________ "Se un matematico e un fisico riescono a mettersi d'accordo su una cosa è molto ma molto probabile che questa sia vera." (Wiso, da it.scienza.matematica) |
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Brasco Utente bambino


Registrato: 18/10/05 17:18 Messaggi: 140 Residenza: bergamo
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Inviato: Ven Mar 17, 2006 12:32 am Oggetto: |
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 _________________ Mi hanno detto che pestare una MERDA porta bene...
...ma, anche se sono stato tentato di farlo, ritengo che che con la violenza nn si risolva nulla. |
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Endless Utente adulto


Registrato: 23/12/03 18:06 Messaggi: 2905 Residenza: Bergamo (provincia)
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Inviato: Ven Mar 17, 2006 9:19 am Oggetto: |
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Hai capito benissimo.
Ma fermarsi all'ipotesi di continuità dello spaziotempo giustificando tale presa di posizione dicendo che la nostra osservazione, ad oggi, "non ci dice nulla (di diverso, aggiungo io) a riguardo" è un po' un accontentarsi, quasi un rassegnarsi ad un certo punto di vista, da un certo punto di vista. (Scusate il gioco di parole, ma ci stava! )
Stò dicendo che per ora non ci sono nè teorie nè strumenti che possano dire per certo come stanno veramente le cose, ma non per questo ci è dato di accettare questo atroce dubbio senza ragion critica.
Se nella storia dell'uomo ci si fosse accontentati di quello che ci veniva comodo (pensare che il sole gira attorno alla Terra per il fatto che dal nostro punto di vista sembra così) non saremmo mai giunti alla conoscenza che invece oggi possediamo e che ci siamo sudati scervellandoci su teorie innovative ed anche complesse nonchè progettando e producendo strumenti nuovi che ci aiutassero a dimostrarle (G.Galilei docet).
Che ne pensi (di questa marea di ovvietà)?
Ma a questo punto mi sorge una domanda: ammesso ma non concesso che prima o poi si riesca a dimostrare che il tempo come luce non è continuo ma è una composizione di quanti "singolarmente" valutabili, cosa potrebbe farsene l'uomo di questo? Cioè, sarebbe solo una conoscenza fine a se stessa o ci potrebbero essere dietro delle applicazioni _concrete_?
(Non so, chiedo! Magari si sono già fatte delle ipotesi nel mondo scentifico sui possibili risvolti che una scoperta in tal senso potrebbe portare.) _________________
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Omino Na Utente maturo


Registrato: 27/12/03 12:27 Messaggi: 1321 Residenza: Seriate (BG)
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Inviato: Ven Mar 17, 2006 12:01 pm Oggetto: |
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Sono d'accordo naturalmente con quanto affermi nel primo paragrafo.
Endless ha scritto: | Ma a questo punto mi sorge una domanda: ammesso ma non concesso che prima o poi si riesca a dimostrare che il tempo come luce non è continuo ma è una composizione di quanti "singolarmente" valutabili, cosa potrebbe farsene l'uomo di questo? Cioè, sarebbe solo una conoscenza fine a se stessa o ci potrebbero essere dietro delle applicazioni _concrete_?
(Non so, chiedo! Magari si sono già fatte delle ipotesi nel mondo scentifico sui possibili risvolti che una scoperta in tal senso potrebbe portare.) |
Non ne ho la più pallida idea. Il mio problema era puramente intellettuale, però ho idea che a livello microscopico ci sarebbero sicuramente un puttanaio di applicazioni. Voglio dire: affermare che lo spaziotempo è discreto non è mica cosa da poco! La prima conseguenza che mi viene in mente è che tutte le equazioni differenziali della meccanica classica andrebbero reinterpretate radicalmente come equazioni alle differenze finite (nelle grandi scale ovviamente le eq diff rimarrebbero un'ottima approssimazione). _________________ "Se un matematico e un fisico riescono a mettersi d'accordo su una cosa è molto ma molto probabile che questa sia vera." (Wiso, da it.scienza.matematica) |
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Endless Utente adulto


Registrato: 23/12/03 18:06 Messaggi: 2905 Residenza: Bergamo (provincia)
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Inviato: Ven Mar 17, 2006 7:57 pm Oggetto: |
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La continuità dello spaziotempo per quanto ad oggi indimostrabile ci è stata comunque sempre d'aiuto tutte le volte (ad esempio in tutti quei teoremi della fisica nella quale la si assume implicitamente e grazie alla quale si possono descrivere diversi fenomeni interessanti con formulazione di complessità limitata) che la si è tirata in mezzo, quindi - dico io - perché metterla in dubbio?
Dopo tutto in questo mondo abbiamo bisogno di continuità, in diversi ambiti; e poi ci pensa già l'uomo a dubitare di se stesso in ogni occasione, e a ridiscutere la propria identità ad ogni passo, come una sorta di eterna verifica della propria essenza che non sempre lo porta a conclusioni felici... molti dei nostri più grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla società o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdità della ragione. _________________
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Omino Na Utente maturo


Registrato: 27/12/03 12:27 Messaggi: 1321 Residenza: Seriate (BG)
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Inviato: Sab Mar 18, 2006 1:01 am Oggetto: |
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Endless ha scritto: | molti dei nostri più grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla società o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdità della ragione. |
Se Einstein non avesse dubitato sul concetto di osservatore non avremmo la relatività. Se Galileo non avesse dubitato sulla caduta dei gravi non avremmo la costanza di g. E così via.
Dubitare ha portato più risultati pratici che insanità mentali!  _________________ "Se un matematico e un fisico riescono a mettersi d'accordo su una cosa è molto ma molto probabile che questa sia vera." (Wiso, da it.scienza.matematica) |
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Endless Utente adulto


Registrato: 23/12/03 18:06 Messaggi: 2905 Residenza: Bergamo (provincia)
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Inviato: Sab Mar 18, 2006 10:26 am Oggetto: |
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Omino Na ha scritto: | Endless ha scritto: | molti dei nostri più grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla società o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdità della ragione. |
Se Einstein non avesse dubitato sul concetto di osservatore non avremmo la relatività. Se Galileo non avesse dubitato sulla caduta dei gravi non avremmo la costanza di g. E così via.
Dubitare ha portato più risultati pratici che insanità mentali!  |
Verissimo.
Ma io dicevo un'altra cosa.
Io ho detto ""dubbiosi" di loro stessi" e poi "auto-interrogativi". Che è diverso, non parlavo di quel sano dubbio che è il motore di ogni nuova scoperta come nei due illustri casi che hai citato tu.
Io mi stavo riallacciando al dubbio che avevi gettato sul tavolo tu nel primo post descrivendo il caso discreto: il dubitare della propria presenza/assenza, della propria identità personale.
E questo ha spesso portato molti intellettuali che c'hanno "speculato" sopra a prendere strade che hanno avuto a volte importanti uscite ma che altre volte invece si sono rivelate "a fondo chiuso".
Ora mi sono spiegato un po' meglio?  _________________
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Omino Na Utente maturo


Registrato: 27/12/03 12:27 Messaggi: 1321 Residenza: Seriate (BG)
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Inviato: Sab Mar 18, 2006 12:05 pm Oggetto: |
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Endless ha scritto: | Io mi stavo riallacciando al dubbio che avevi gettato sul tavolo tu nel primo post descrivendo il caso discreto: il dubitare della propria presenza/assenza, della propria identità personale.
E questo ha spesso portato molti intellettuali che c'hanno "speculato" sopra a prendere strade che hanno avuto a volte importanti uscite ma che altre volte invece si sono rivelate "a fondo chiuso". |
Ah! Ti riferivi a quella osservazione - secondo me tale considerazione prescinde quasi totalmente dal discorso discreto-continuo, è più che altro una considerazione a latere. Comunque sia, su questo hai perfettamente ragione. _________________ "Se un matematico e un fisico riescono a mettersi d'accordo su una cosa è molto ma molto probabile che questa sia vera." (Wiso, da it.scienza.matematica) |
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Endless Utente adulto


Registrato: 23/12/03 18:06 Messaggi: 2905 Residenza: Bergamo (provincia)
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Inviato: Sab Mar 18, 2006 1:34 pm Oggetto: |
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Ripensandoci ulteriormente, quello che hai posto in questo topic, è veramente un interrogativo fondamentale. E' quasi sconvolgente... se ci si pensa infatti, - cioè: se si mette in discussione la continuità del tempo e dello spazio - ci si rende conto che non è una discussione confinata alle sole sedi accademiche, ma bensì è qualcosa che ci coinvolge tutti in ogni momento e luogo.
Avere coscienza che il tempo non è continuo potrebbe scuoterci a tal punto da creare in noi - o almeno in quelli che sono avvezzi ad un minimo di meditazione - un certo "disordine" principalmente dovuto al fatto che, a questo punto, non sarebbe assurdo ridiscutere il modo (classico) *progressivo* (che ci fa pensare al tempo che avremo sono guardando in avanti) che abbiamo di svolgere la nostra vita rispetto al fluire del tempo a favore dell'introduzione di nuove tecniche di organizzazione dei compiti che non vede il tempo come un vincolo ma (quasi) come un "paramentro".
Ripeto: SCONVOLGENTE. _________________
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