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[karla]

Il bosco incantato
C’ era una volta una fatina con gli occhi smeraldo e le ali d’argento.
I suoi sogni erano cosi puri che anche gli animali del bosco li ascoltavano, quando di notte lei se li raccontava..
C’era una volta in un tempo che non scorre un folletto.
La sua chioma si confondeva con i colori della sera ma i suoi occhietti vispi la raccontavano lunga sul suo conto… era un folletto buono.
Di giorno saltellava di qua e di la alla ricerca di avventura e ogni tanto sceglieva un fungo, di quelli con la pipa, per riposare… era un folletto di quelli che non si stancano mai di parlare, tanto che anche nel sonno, tutti quelli che si trovavano lì nei paraggi potevano udire le sue storie…
“C’era una volta, in un castello fatato”… ma chissà perché, il folletto dalla chioma color cioccolato fondente non riusciva mai a concludere un sogno. E immaginatevi un po’ voi, gli scoiattoli e i cerbiatti poverini, che lo stavano ad ascoltare per ore, ma che dico, per giorni con gli occhi sbarrati e le orecchie ben dritte, come ci rimanevano male quando nel bel mezzo della storia il folletto faceva un balzo in avanti scosso dall’avventura che stava macchinando nella sua testa: “…e tutto d’un tratto…”
E tutto d’un tratto, il folletto si svegliava, lasciando la favola senza una fine!
Nel bosco incantato, a qualche miglia da lì, viveva la fatina con gli occhi smeraldo e le ali d’argento.
Tutti la conoscevano per due motivi: il primo era che di fatina, in quel bosco, c’era solo lei e il secondo… bè, perché di sera, sopra il fungo saggio, lei chiudeva gli occhi e cominciava a sognare… raccontava di regge d’oro, di cavalieri, di principi valorosi, di fanciulle con qualche desiderio nel cuore, e poi ancora di maghi e di fate, di draghi e di cavalli alati… c’era proprio tutto quello che ci vuole per una favola che si rispetti e per di più, le favole della fatina avevano un inizio e pure una fine.
Lei non lo sapeva di attirare tutti gli abitanti del bosco incantato, e quando a favola finita apriva gli occhi, il sole si stava già facendo spazio tra le foglie del grande salice e tutti quanti erano già di ritorno nelle loro tane.
La voce della fatina con le ali d’argento risuonava di bosco in bosco, c’era chi credeva si trattasse di un’arpa magica e chi, ammaliato dall’armonia di quelle parole, si lasciava trasportare dal vento del sogno.Alcuni continuavano la storia nella loro fantasia, altri l’affidavano alla fatina che entrava nei loro cuori per regalar loro avventure sempre più magiche.
Le notti nel bosco incantato sembravano la culla di mille cantastorie, la luna nascondeva uno spicchio dietro alla grande montagna e con un orecchio si avvicinava silenziosamente alla terra, per ascoltarne le storie… delle volte si annotava dei desideri e li raccontava alle stelle che, al richiamo di qualche cuore infranto, mostravano la loro scia di luce come segno di speranza.
Non passava notte senza che almeno una stella attraversasse il cielo lasciando il segno d’oro di una pennellata. Non passava notte, nel bosco incantato, che la fatina con gli occhi smeraldo non regalasse a chi l’ascoltava, un soffio di sorriso…
Quella sera l’udì anche il folletto delle montagne e adagiatosi sul suo funghetto, decise di ascoltare...
Ma accipicchia, non riusciva a sentire bene!
Gira e rigira sul povero funghetto, senza mai trovare una posizione degna di una storia, il folletto si mise in viaggio verso il bosco incantato… le lucciole illuminavano il sentiero, la luna vegliava su di lui e la melodia della fatina, lo condusse sino a lei.
Sonagli alle caviglie,
ali di farfalle,
negli occhi meraviglie
risuonavan per la valle
una dolce melodia
lo condusse sul sentiero
per scoprire qual magia
nascondeva quel pensiero.
Il folletto si accucciò sotto il funghetto sopra cui si era posata la fatina e stanco dal viaggio, si addormentò…
La fatina quella notte sognò di un folletto vispo, con la chioma color cioccolato fondente che non riusciva a terminare i propri sogni.
La luna aveva avvisato le stelle ed una di queste si preoccupò di lasciare la propria scia di luce per accendere il desiderio del simpatico folletto… ma nemmeno questo servì per aiutarlo.
Ci voleva qualcosa di più magico… e cosa c’è di più magico di una fata non si sa proprio.
La fata dei sogni e dei desideri aveva le ali del colore della luna quando si specchia nell’acqua e gli occhi del colore del prato, quando di prima mattina è bagnato dalla rugiada.
Si dice che due piccole gocce di rugiada abbiano preso il verde del filo d’erba su cui erano appoggiate e, scivolando caddero proprio sul bocciolo di un fiore d’argento. Quello era il fiore da cui nacque la fatina.
Appoggiando il palmo della mano sotto il mento la fatina soffiò, librando nel cielo una splendida farfalla dalle ali variopinte e prima che fosse lontana le sussurrò un piccolo sogno segreto da portare al folletto…
Dai piedi del funghetto il folletto strizzò gli occhietti, si stiracchiò e respirò il primo raggio di sole. Una farfalla variopinta dietro di lui si stava allontanando per volare lontano, sul funghetto una fatina dormiva sonni sereni e lui si accorse di essersi svegliato solo all’alba, terminando il suo sogno…
Quel giorno il folletto delle montagne riprese il cammino verso casa, sicuro di avere per quella notte, un piccolo sogno segreto nel cuore…

carla


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she...maybe the chill that autumn brings...

[clarence]

C'era una volta una favola antica
quasi da tutti ormai dimenticata
che continuava a volare nell'aria
aspettando colui
che l'avrebbe di nuovo narrata
era una favola vecchia
un poco svanita
come un barattolo
di aranciata aperta
ma non voleva rassegnarsi
e cercava di "non dimenticarsi"!

Parlava di una bambina bionda
che non voleva dormire da sola
e la sua mamma poverina
doveva starle sempre vicina
un giorno venne una bella signora
tutta vestita di luce viola
prese la mamma per la mano
e la portò lontano, lontano

la bimba pianse 100 sere
poi si stancò
e si addormentò
Quando il mattino
la venne a svegliare
con un bellissimo raggio di sole
vide la mamma poverina
che sotto un albero dormiva
e la signora vestita di viola
disse "non devi più avere paura...
di restare sola"

C'era una volta una favola antica
quasi da tutti ormai dimenticata
che continuava a volare nell'aria
aspettando colui che l'avrebbe
di nuovo narrata
era una favola vecchia
era poco svanita
come un barattolo
di aranciata aperta
e per non essere dimenticata
diventò vera...
diventò! oh oh oh!
.... la vita!

Ciao Karla se vuoi ho una favola in dvx...è un film di una decina di anni fa si chiama La Storia Fantastica...veraveramente sdolcinata!!!
Mi sa che potrebbe piacerti...
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unibg...i miss you!!!

[karla]

ora vedo se riesco a scaricarla col mulo!
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she...maybe the chill that autumn brings...

[Andrea]

[karla]

[clarence]

[clarence]

[Andrea]

[clarence]

[Ghisa]

[Andrea]

Guarda Big Fish allora, molto carino.

[karla]

[vinz]

[karla]

[Ryan]

La principessa di pietra.
In un Paese disperso e in un aere oscura regnava una giovane principessa di nome Samanta. Ella era così orrenda che appena qualcuno la guardava diveniva pietra. Tutti la consideravano una feccia, ed ella se ne dispiaceva molto. Un giorno arrivò al castello un giovane chiamato Filippo, vide la principessa ma non divenne pietra. I due si sposarono ed ebbero parecchi figli, segno di una maestosa discendenza.
Morale: non dobbiamo farci condizionare da quello che gli altri ci dicono ma giudicare con i nostri occhi come le persone sono realmente.
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... un viaggio tra le icone del presente
e uno sguardo su ciò che ci riserva il futuro,
seguendo la moderna tendenza alla fusione dei generi,
culture e tradizioni internazionali, prende forma e vita "Phenelope cool club"