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L'interrogativo pi� affascinante [lungo, ma affascinante!:)]

 
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Omino Na
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MessaggioInviato: Gio Mar 16, 2006 10:02 pm    Oggetto: L'interrogativo pi� affascinante [lungo, ma affascinante!:)] Rispondi citando

Condivido con voi questa fugace riflessione. Se risulter� troppo lunga, me ne scuso, ma credo valga comunque la pena darle un'occhiata. Il fulcro � dal secondo paragrafo in poi.

L'interrogativo che mi � sempre apparso pi� affascinante � quello riguardo alla quantizzazione dello spazio e del tempo. Lo spazio e il tempo sono continui o discreti come ad esempio si pensa lo sia l'energia? Esistono dei reticolati di micropixel su cui noi ci muoviamo (tali "reticolati", se accettiamo la relativit� dovranno deformarsi opportunamente al variare dell'osservatore, ma non importa) oppure possiamo assumere con il nostro corpo qualsiasi posizione nel continuum delle coordinate spaziali o nel continuum del tempo? Io credo che assumere la discretezza delle coordinate spaziotemporali porti con s� un certo numero di conseguenze particolari.

Gi� di per s� la domanda � profondamente non banale, ma vi � un'ulteriore motivazione per cui essa mi intriga. Mi permetto di estromettermi dall'ambito prettamente fisico e di rincarare la dose con una questione dal sapore pi� filosofico: la questione dell'IDENTIFICAZIONE.

Poniamo dieci palline tutte uguali su un tavolo da biliardo. Fissiamo gli occhi su una pallina P all'istante t_0. Seguiamo con gli occhi il moto di tale pallina P. Dopo un certo intervallo di tempo, sotto gli occhi abbiamo la pallina Q. Come facciamo a sapere che Q=P? Cio� che la pallina che abbiamo seguito � la *STESSA* pallina dell'inizio? Magari qualcuno sta ridendo, ma la questione � tutt'altro che banale, a mio avviso. Scindiamo due casi.

CASO CONTINUO
Supponiamo che lo spaziotempo sia CONTINUO. Allora l'UNICA sensata ragione per identificare la pallina Q con la pallina P � 1) la continuit� del moto (nello spaziotempo), unitamente a 2) una sorta di principio di esclusione, per cui due palline (continuo a ragionare con "palline", ma si pu� sostituire la parola "palline" con "punti materiali") non possono avere stesse coordinate spaziotemporali. Voglio dire: due palline non possono stare nello stesso posto nello stesso istante. Mi sembra che 1) e 2) bastino a garantire l'identificazione di una certa pallina tra le tante, e ci assicurano che in qualsiasi istante riusciremo a riconoscere la pallina P tra le tante, e sar� *SEMPRE LEI*. L'identificazione cos� � naturale e sensata, bench� sia gi� fin d'ora non banale - solitamente riconosciamo un corpo per le sue fattezze, ma questo � puro lavoro della nostro intelletto e della nostra abitudine, del nostro senso comune. Ma a livello microscopico, prendendo due elettroni emessi in certe condizioni, non � mica pi� cos� facile dire qual � uno e qual � l'altro. Con 1) e 2) si preserva sensatamente il concetto di identificazione, � vero, ma siamo comunque NOI che abbiamo definito un criterio per dire ci�. Per dirla con un linguaggio pi� caro ai filosofi, � l'intelletto che applica una certa categoria, non possiamo pensare a un identificazione di un oggetto in s�. In un certo senso, la categoria dell'identificazione � una categoria che ci starebbe proprio bene tra le categorie di relazione kantiane. Per dirla invece in modo pi� fisico, la relazione "essere sulla stessa linea di universo", se supponiamo 1) e 2), � una relazione di equivalenza, e quozientando, chiamiamo ciascuna delle classi di equivalenza "pallina" (o "punto materiale").

CASO DISCRETO
Supponiamo invece che lo spaziotempo sia DISCRETO. Non ha pi� senso parlare di continuit� del moto in senso ordinario. La relazione sopracitata non � pi� di equivalenza, non ha dunque pi� senso parlare di "pallina" nel senso detto sopra. In altre parole, non ho pi� alcun modo per stabilire che P=Q (essendo P e Q le palline dell'esempio iniziale). Q non � altro che UN'ALTRA pallina, legata a P solo dal fatto che il nostro senso comune (la nostra esperienza), ci ha fatto credere che esista una continuit� del moto che invece non c'�. In questo caso la tastiera su cui scrivo adesso � la stessa di quella su cui scrivevo cinque minuti fa solo perch� non ce n'� un'altra nei paraggi che mi faccia sorgere il dubbio - questo � volutamente iperbolico: i paradossi possono chiaramente subentrare solo per oggetti delle dimensioni confrontabili con la dimensione della "griglia discreta" che stiamo ipotizzando.
Ultimo passettino: eppure, si potrebbe obiettare, tra dieci minuti io sar� ancora io, mi identificher� ancora con me stesso, sapr� di essere la stessa persona che sta scrivendo in questo momento; chiaro, ma (sempre supponendo che la realt� sia discreta) questa identificazione � di diverso tipo, pi� ad alto livello. A basso livello, ciascuna cellula del mio corpo non sarebbe pi� la stessa, ciascun elettrone non sarebbe pi� lo stesso, ma la loro unione continuerebbe a creare quel senso di "io" che � e ci rimane misterioso.

(Tra parentesi: credo che riderei sonoramente di me stesso per molte delle cose che ho scritto, se solo avessi studiato un po' di fisica quantistica in pi�.)
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MessaggioInviato: Gio Mar 16, 2006 11:11 pm    Oggetto: Rispondi citando

Curiose queste analisi, e non st� facendo affatto dell'ironia.
Dalla piccolezza del mio cervello e dalla grossolana precisione dei miei sistemi di percezione delle realt�, mi verrebbe da alzare la mano per il primo dei due scenari ipotizzati - quello continuo appunto - anche perch�, basso-filosoficamente parlando, sinceramente lo preferisco al secondo in quanto mi da una sensazione di _armonia_ (la quale � intrinsecamente propria della continuit�, almeno IMHO) che posso facilmente tradurre in una comoda percezione di buona *prevedibilit�* dell'ambiente che mi da l'impressione di avere un certo "controllo" su di esso...
E dal controllo (vero o presunto che sia) deriva comunque una qual certa tranquillit�.
Voglio dire, seguire la pallina sul tavolo da bigliardo mentre scivola sul tappetto ad una velocit� finita mi aggrada di pi� di quanto potrebbe fare invece il percepire il suo essere/non essere *lei stessa* in ogni istante per ogni punto della traiettoria (nessuna certezza, nessuna identit� precisa!) che descrive nel passare dallo stato di fermo iniziale a quello di fermo finale.
Ma conta che a me manca sicuramente pi� fisica di quanto non manchi a te! Confused Smile
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MessaggioInviato: Ven Mar 17, 2006 12:02 am    Oggetto: Rispondi citando

Endless ha scritto:
Voglio dire, seguire la pallina sul tavolo da bigliardo mentre scivola sul tappetto ad una velocit� finita mi aggrada di pi� di quanto potrebbe fare invece il percepire il suo essere/non essere *lei stessa* in ogni istante per ogni punto della traiettoria (nessuna certezza, nessuna identit� precisa!) che descrive nel passare dallo stato di fermo iniziale a quello di fermo finale.

Eh, ma all'atto pratico, dato che il nostro occhio non coglie spostamenti inferiori a una certa soglia, seguire una pallina vuol dire fare con il nostro occhio un certo numero di fotografie al secondo: la continuit� � COMUNQUE un'approssimazione della nostra mente. Il problema � se intrinsecamente (cio� indipendentemente dagli osservatori che lo guardano, dalle menti che lo scrutano) il mondo sia continuo o no.
E dato che "seguire la traiettoria"="fare un tot di fotografie", finch� sono palline, tutto chiaro, le identifichi perch� "si muovono di poco", ma se invece di palline fossero mesoni che si muovono alla velocit� (finita) 0.99*c? con la cippalippa che le identifichi, secondo me. Quindi devi comunque assumere /a priori/ la continuit� dello spaziotempo, poich� l'osservazione non ti dice nulla al riguardo. Sbaglio?

Spero di aver capito quello che intendevi dire!
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MessaggioInviato: Ven Mar 17, 2006 12:32 am    Oggetto: Rispondi citando

Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked
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MessaggioInviato: Ven Mar 17, 2006 9:19 am    Oggetto: Rispondi citando

Hai capito benissimo.
Ma fermarsi all'ipotesi di continuit� dello spaziotempo giustificando tale presa di posizione dicendo che la nostra osservazione, ad oggi, "non ci dice nulla (di diverso, aggiungo io) a riguardo" � un po' un accontentarsi, quasi un rassegnarsi ad un certo punto di vista, da un certo punto di vista. (Scusate il gioco di parole, ma ci stava! Wink)
St� dicendo che per ora non ci sono n� teorie n� strumenti che possano dire per certo come stanno veramente le cose, ma non per questo ci � dato di accettare questo atroce dubbio senza ragion critica.
Se nella storia dell'uomo ci si fosse accontentati di quello che ci veniva comodo (pensare che il sole gira attorno alla Terra per il fatto che dal nostro punto di vista sembra cos�) non saremmo mai giunti alla conoscenza che invece oggi possediamo e che ci siamo sudati scervellandoci su teorie innovative ed anche complesse nonch� progettando e producendo strumenti nuovi che ci aiutassero a dimostrarle (G.Galilei docet).
Che ne pensi (di questa marea di ovviet�)?

Ma a questo punto mi sorge una domanda: ammesso ma non concesso che prima o poi si riesca a dimostrare che il tempo come luce non � continuo ma � una composizione di quanti "singolarmente" valutabili, cosa potrebbe farsene l'uomo di questo? Cio�, sarebbe solo una conoscenza fine a se stessa o ci potrebbero essere dietro delle applicazioni _concrete_?
(Non so, chiedo! Magari si sono gi� fatte delle ipotesi nel mondo scentifico sui possibili risvolti che una scoperta in tal senso potrebbe portare.)
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MessaggioInviato: Ven Mar 17, 2006 12:01 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sono d'accordo naturalmente con quanto affermi nel primo paragrafo.

Endless ha scritto:
Ma a questo punto mi sorge una domanda: ammesso ma non concesso che prima o poi si riesca a dimostrare che il tempo come luce non � continuo ma � una composizione di quanti "singolarmente" valutabili, cosa potrebbe farsene l'uomo di questo? Cio�, sarebbe solo una conoscenza fine a se stessa o ci potrebbero essere dietro delle applicazioni _concrete_?
(Non so, chiedo! Magari si sono gi� fatte delle ipotesi nel mondo scentifico sui possibili risvolti che una scoperta in tal senso potrebbe portare.)

Non ne ho la pi� pallida idea. Il mio problema era puramente intellettuale, per� ho idea che a livello microscopico ci sarebbero sicuramente un puttanaio di applicazioni. Voglio dire: affermare che lo spaziotempo � discreto non � mica cosa da poco! La prima conseguenza che mi viene in mente � che tutte le equazioni differenziali della meccanica classica andrebbero reinterpretate radicalmente come equazioni alle differenze finite (nelle grandi scale ovviamente le eq diff rimarrebbero un'ottima approssimazione).
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MessaggioInviato: Ven Mar 17, 2006 7:57 pm    Oggetto: Rispondi citando

La continuit� dello spaziotempo per quanto ad oggi indimostrabile ci � stata comunque sempre d'aiuto tutte le volte (ad esempio in tutti quei teoremi della fisica nella quale la si assume implicitamente e grazie alla quale si possono descrivere diversi fenomeni interessanti con formulazione di complessit� limitata) che la si � tirata in mezzo, quindi - dico io - perch� metterla in dubbio? Smile
Dopo tutto in questo mondo abbiamo bisogno di continuit�, in diversi ambiti; e poi ci pensa gi� l'uomo a dubitare di se stesso in ogni occasione, e a ridiscutere la propria identit� ad ogni passo, come una sorta di eterna verifica della propria essenza che non sempre lo porta a conclusioni felici... molti dei nostri pi� grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla societ� o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdit� della ragione.
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MessaggioInviato: Sab Mar 18, 2006 1:01 am    Oggetto: Rispondi citando

Endless ha scritto:
molti dei nostri pi� grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla societ� o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdit� della ragione.

Se Einstein non avesse dubitato sul concetto di osservatore non avremmo la relativit�. Se Galileo non avesse dubitato sulla caduta dei gravi non avremmo la costanza di g. E cos� via.
Dubitare ha portato pi� risultati pratici che insanit� mentali! Wink
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MessaggioInviato: Sab Mar 18, 2006 10:26 am    Oggetto: Rispondi citando

Omino Na ha scritto:
Endless ha scritto:
molti dei nostri pi� grandi pensatori troppo "dubbiosi" di loro stessi sono periti sotto il peso dei loro auto-interrogativi finendo per essere emarginati dalla societ� o, ancor peggio, avendo come ringraziamento dei loro sforzi la perdit� della ragione.

Se Einstein non avesse dubitato sul concetto di osservatore non avremmo la relativit�. Se Galileo non avesse dubitato sulla caduta dei gravi non avremmo la costanza di g. E cos� via.
Dubitare ha portato pi� risultati pratici che insanit� mentali! Wink

Verissimo.
Ma io dicevo un'altra cosa.
Io ho detto ""dubbiosi" di loro stessi" e poi "auto-interrogativi". Che � diverso, non parlavo di quel sano dubbio che � il motore di ogni nuova scoperta come nei due illustri casi che hai citato tu.
Io mi stavo riallacciando al dubbio che avevi gettato sul tavolo tu nel primo post descrivendo il caso discreto: il dubitare della propria presenza/assenza, della propria identit� personale.
E questo ha spesso portato molti intellettuali che c'hanno "speculato" sopra a prendere strade che hanno avuto a volte importanti uscite ma che altre volte invece si sono rivelate "a fondo chiuso".
Ora mi sono spiegato un po' meglio? Rolling Eyes
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MessaggioInviato: Sab Mar 18, 2006 12:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Endless ha scritto:
Io mi stavo riallacciando al dubbio che avevi gettato sul tavolo tu nel primo post descrivendo il caso discreto: il dubitare della propria presenza/assenza, della propria identit� personale.
E questo ha spesso portato molti intellettuali che c'hanno "speculato" sopra a prendere strade che hanno avuto a volte importanti uscite ma che altre volte invece si sono rivelate "a fondo chiuso".

Ah! Ti riferivi a quella osservazione - secondo me tale considerazione prescinde quasi totalmente dal discorso discreto-continuo, � pi� che altro una considerazione a latere. Comunque sia, su questo hai perfettamente ragione.
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MessaggioInviato: Sab Mar 18, 2006 1:34 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ripensandoci ulteriormente, quello che hai posto in questo topic, � veramente un interrogativo fondamentale. E' quasi sconvolgente... se ci si pensa infatti, - cio�: se si mette in discussione la continuit� del tempo e dello spazio - ci si rende conto che non � una discussione confinata alle sole sedi accademiche, ma bens� � qualcosa che ci coinvolge tutti in ogni momento e luogo.
Avere coscienza che il tempo non � continuo potrebbe scuoterci a tal punto da creare in noi - o almeno in quelli che sono avvezzi ad un minimo di meditazione - un certo "disordine" principalmente dovuto al fatto che, a questo punto, non sarebbe assurdo ridiscutere il modo (classico) *progressivo* (che ci fa pensare al tempo che avremo sono guardando in avanti) che abbiamo di svolgere la nostra vita rispetto al fluire del tempo a favore dell'introduzione di nuove tecniche di organizzazione dei compiti che non vede il tempo come un vincolo ma (quasi) come un "paramentro".
Ripeto: SCONVOLGENTE.
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